Photo Credit: Alessandra Capodacqua

La didattica della lingua italiana al tempo della pandemia

In Criticism by Voyages Journal

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TAVOLA ROTONDA VIRTUALE ALLA NYU FLORENCE

Domande

  1. Quale è stato l’impatto della pandemia sui metodi e contenuti delle lezioni di lingua italiana?
  2. Come si è sviluppato il rapporto con gli studenti online?
  3. Questa esperienza cambierà l’insegnamento dell’italiano dopo il ritorno alla normalità?

Risposte

Renata Carloni: Parlando di metodo e contenuti è necessario chiarire innanzitutto quali sono state le modalità di insegnamento nel semestre Spring 2020 e Fall 2020, i due semestri in cui abbiamo insegnato dentro la pandemia.

Nel semestre SP20 le classi sono iniziate in presenza come al solito, poi all’inizio di marzo nell’arco di tre giorni, siamo passati in remoto – come tutti gli insegnamenti di NYU Florence -, ma con un orario e un gruppo classe differente da quello normalmente programmato. Le lezioni di Italiano si svolgono di solito 3 o 4 volte/settimana con gruppi che non superano i 16 studenti. Nel semestre Spring 2020 il passaggio al remoto in emergenza ha comportato la partenza degli studenti per i loro paesi di origine e quindi la necessità di tenere insieme il gruppo con un collegamento asincrono a cui potessero accedere sia studenti dell’estremo oriente, sia studenti dell’estremo occidente. Una volta alla settimana abbiamo mantenuto una lezione in sincrono per avere la possibilità di avere un contatto più ravvicinato con i nostri studenti. In questa situazione di emergenza anche il gruppo classe è cambiato perché classi dello stesso livello sono state accorpate portando il numero degli studenti a raddoppiarsi.

Nel semestre Fall 2020 le lezioni sono iniziate con la proclamazione da parte di NYU dell’approccio blended, cioè la possibilità per gli studenti di essere sia in presenza, sia in remoto e con la conseguente necessità di essere sempre in sincrono. Le aule sono state attrezzate per questo tipo di lezione e gli insegnanti si sono allenati a gestire i vari tools e strumentazioni essenziali alla modalità blended. In pratica un paio di classi si sono svolte in sicurezza, in presenza, un altro paio sono state effettivamente blended con studenti contemporaneamente in presenza e in remoto e le altre sono state gestite totalmente in remoto. In Fall 2020 inoltre, indipendentemente dalla modalità tecnica dell’insegnamento, il numero degli studenti per classe è stato notevolmente ridotto. I piccoli gruppi sono stati in definitiva essenziali per attivare una buona comunicazione con gli studenti, esempio di come la categoria di quantità possa influenzare la qualità.

Risposte alle tre domande

In entrambi i semestri per quanto riguarda i contenuti i sillabi sono rimasti gli stessi, ma tornando a parlare di metodi e contenuti dobbiamo sottolineare che una lezione di lingua non è mai una trasmissione di contenuti su cui gli studenti devono focalizzarsi, ma è sempre intessuta di interazione e comunicazione. In Spring 2020, da una parte l’esplosione del numero degli studenti nella classe, dall’altra la predominanza dell’insegnamento asincrono aveva messo in difficoltà il nostro approccio che possiamo definire un “approccio umanistico-affettivo e funzionale”.

La glottodidattica umanistico-affettiva si è sviluppata nell’insegnamento dell’Italiano come lingua straniera negli anni settanta sotto la spinta della psicologia umanistica di Carl Rogers. Questo tipo di approccio assegna centralità agli aspetti relazionali che si sviluppano nel gruppo classe e all’autorealizzazione dello studente nel processo di apprendimento. Un elemento importante di tale approccio è l’attenzione al concetto di filtro affettivo e ai diversi aspetti dell’emotività all’interno della classe. La didattica funzionale prende le mosse dall’area pragmatica della ricerca linguistica sviluppatasi in area britannica fra gli anni cinquanta e settanta. La pragmatica si concentra sulle funzioni degli atti linguistici: chi parla lo fa con uno scopo e la comunicazione è un vero e proprio atto, seppur linguistico, che permette di agire socialmente e di relazionarsi agli interlocutori.

Durante il semestre Spring 2020 l’alternanza di apprendimento sincrono/asincrono ha sicuramente impattato il metodo dell’insegnamento: l’apprendimento asincrono richiede allo studente una autonomia e riflessione che fa riferimento più alle sue capacità intellettive che a quelle emotive e nello stesso tempo essere in asincrono limita fortemente la possibilità di interazione e la produzione di lingua in contesti funzionali. Ad un’unica lezione sincrona, in una classe con molti studenti, rimaneva dedicata l’interazione con l’insegnante e lo scambio di esperienze fra i partecipanti. Per sostenere questo impegnativo scenario di apprendimento i professori di lingua hanno fatto ricorso a una vasta serie di tools tecnologici (Flip grid, Jamboard, Kaltura Capture, Voicethread e Zoom) cercando contemporaneamente di ritrovare il proprio stile di insegnamento e di mantenere/costruire il gruppo-classe e il contatto con i singoli studenti.

Alla fine del semestre in un seminario con alcune colleghe della facoltà di Padova abbiamo avuto l’occasione di riflettere in modo approfondito sull’esperienza. La riflessione condotta con Celentin, Aielli, Benavente Ferrara si è concentrata su tre temi organizzati attorno a una serie di domande presentate dai professori di lingua italiana di NYU Florence. I tre temi, tutti collegati alla modalità di insegnamento online, sono stati i seguenti:

  1. comunicazione, interazione, aspetto relazionale, componente affettiva
  2. progettazione, strategie e buone pratiche
  3. lavoro sincrono e asincrono in una piattaforma virtuale + attività ponte

La riflessione ha riguardato per il punto a) come nella dimensione a distanza cambia la nozione di spazio, ognuno con il proprio spazio privato che deve condividere, e la nozione di tempo allo stesso tempo dilatata e accelerata. Cambiare le coordinate di spazio/tempo indica come con la DAD (Didattica A Distanza) si entri in un nuovo mondo in cui anche l’identità viene ridefinita, vengono ridefiniti i ruoli, viene ridefinito il rapporto fra docente e discente per cui il docente non è più al vertice della comunicazione, ma si colloca sullo stesso piano del discente, vengono ridefinite le modalità di comunicazione per cui dalla comunicazione in presenza con vicinanza spazio-temporale si passa a una comunicazione distante che tuttavia può essere efficace anche se con modalità differenti. Attraverso la comunicazione mediata dal web quando è possibile attivare consapevolmente il feedback individuale si possono conoscere meglio gli studenti. La sensazione di mancanza che un insegante può avvertire nel momento in cui non può usare il corpo per sostenere la comunicazione si riesce ad aggirare fondando la comunicazione sull’ascolto e sull’emozione della relazione, dato che dopotutto la comunicazione dipende principalmente dagli attori e solo secondariamente dal mezzo.

Per il punto b) abbiamo rinforzato una serie di convinzioni elaborate nell’esperienza di insegnamento di questi due mesi: l’ambiente di apprendimento LMS (Learning Management System) è un ambiente di apprendimento formale in cui gli studenti possono trovare i materiali in modo ordinato e trasparente, con obiettivi definiti e verificati; ma l’ambiente di apprendimento non può essere solo questo, è anche e sempre anche un ambiente informale di comunità e interazione sociale su cui gli insegnanti hanno meno controllo e che è importante per creare condivisione significativa e carica dell’emozione che motiva l’apprendimento. Se quindi da un lato è importante ricreare routine di apprendimento, attivare netiquette e patto formativo dall’altro è altrettanto importante trovare strumenti per costruire comunità educativa e per continuare a produrre identità di apprendente e di insegnante.

Il punto c) ha affrontato con una nuova prospettiva il rapporto fra attività sincrone e asincrone che è stato il refrain della riflessione del periodo sulla DAD. In questa nuova prospettiva sincrono e asincrono non sono più le lenti con cui guardare alla didattica perché gli ambienti di apprendimento del XXI secolo si muovono su binari di pensiero, lavoro, tecnologia, abilità in cui sincrono e asincrono non possono essere visti come separati. Non possiamo definire gli strumenti tecnologici che abbiamo in mano semplicemente come sincroni o asincroni, la loro potenzialità va al di là di questa differenziazione e risiede nella capacità creativa degli insegnanti. L’obiettivo – che personalmente ho trovato molto interessante – è quello di creare un ambiente di apprendimento che non abbia barriere fra aula in presenza e virtuale in modo da passare dal blended learning all’integrated learning che organizzi coerentemente sessioni in sincrono e sessioni in asincrono, sessioni in presenza e sessioni in remoto, collegate da cosiddette attività ponte che attivino la circolarità e il ritmo delle lezioni. Sarà questa creatività che permetterà di cambiare il paradigma e di conseguire con l’online più di quanto si perde rinunciando alla presenza.

Le riflessioni finali sul semestre Spring 2020 non sono state però conclusive. Il semestre successivo, quello FA20, si è inaugurato, come spiegato sopra, con linee guida differenti. NYU Global ha stabilito come modalità di istruzione la lezione sincrona e con gruppi-classe costanti. La modalità sincrona ha ricondotto l’insegnamento in binari più conosciuti permettendo di usare tecniche didattiche già sperimentate. Nella classe sincrona ha potuto svilupparsi di nuovo – anche se con modalità differenti – l’emozione, l’interazione e l’attenzione alla linguistica funzionale.

Direi quindi che la frattura nel metodo di insegnamento non è fra remoto e presenza, ma fra sincrono e asincrono e la sfida potrebbe essere quella di trovare attività che colleghino ed equilibrino le due modalità. Anche se non ci possiamo nascondere che agli studenti manca l’energia, l’interazione, l’emozione della classe in presenza e questo manca anche a noi professori, tuttavia durante il semestre Fall 2020 mi sono chiesta se il setting-classe in presenza con le collocazioni spaziali rigide di studenti e insegnanti, con la maschera che copriva le espressioni facciali e filtrava i suoni, potesse essere per la lezione di lingua un ambiente migliore di quello online. La lezione di lingua, con approccio di tipo comunicativo, umanistico/affettivo e funzionale, richiede un ambiente dinamico, ricco di interazione, di lavoro di coppie e di piccoli gruppi, di movimento e con la possibilità di percepire e discriminare i suoni e i toni della voce. Le classi in presenza del FA20 non garantivano questo tipo di ambiente. A metà del semestre Fall 2020, a causa dell’aumento dei contagi, le lezioni sono tornate di nuovo tutte in remoto. A questo punto anche chi aveva classi blended o in presenza ha riproposto quanto imparato nel semestre precedente, abbiamo cioè lavorato per creare un ambiente di insegnamento/apprendimento linguistico in cui integrare i diversi tools tecnologici sfruttandone pienamente le potenzialità in ambiente sincrono. Inoltre abbiamo aggiunto due nuovi elementi di riflessione importanti per l’insegnamento online:

    • l’attenzione al rapporto personalizzato con gli studenti. Abbiamo capito che i colloqui individuali via Zoom sono fondamentali per creare l’atmosfera di fiducia e disponibilità all’apprendimento che facilita la progressione della competenza linguistica.
    • La creazione – in collaborazione con il Dipartimento di Italiano a NY – di un ambiente virtuale, chiamato Italian Language Community che tentasse di supplire alla carenza di socialità causata dalla chiusura del campus. L’apprendimento della lingua infatti non si svolge solo in classe, ma nella interazione costante con il contesto. Su questo punto c’è ancora molto da lavorare, ma il primo passo è stato fatto.

Per concludere non posso dire di sapere come cambierà l’insegnamento online se e quando avremo un ritorno alla normalità. In generale penso che in tutti i settori non ci sarà un ritorno al passato e che l’esperienza avuta durante la pandemia modificherà le nostre vite e il nostro modo di lavorare. Per ora posso dire che alcuni tools sperimentati nelle lezioni in remoto saranno utili anche nelle lezioni in presenza, che nelle classi in sincrono è possibile attivare quel tipo di relazione che riduce il filtro affettivo e facilita l’apprendimento, che quello che manca maggiormente all’insegnamento svolto in remoto è il rapporto con il contesto extra-classe, inteso sia come ambiente del campus, sia come ambiente della città. Sono frammenti che per ora non possono disegnare un nuovo scenario. Continueremo a sperimentare, riflettere e insegnare e forse alla fine del periodo avremo trovato una risposta.

Quale è stato l’impatto della pandemia sui metodi e contenuti delle lezioni di lingua italiana?

Grazia Giannelli: Il primo impatto con la pandemia è avvenuto a fine febbraio, quando le lezioni in presenza erano già iniziate da un mese. Avevo classi di sedici studenti e il passaggio a lezioni in remoto mi è apparso subito una grande sfida. La struttura prevista dalla nostra università in quella fase è stata di due lezioni asincrone e una sincrona a settimana. Si è trattato di un cambiamento fortissimo che ci ha costretto a un grande impegno per gestire questa nuova situazione.

Molti sono i quesiti che necessitavano di una riflessione per una trasformazione da lezioni in presenza a lezioni in remoto e fra questi:

    • come continuare con una classe di lingua in cui l’interazione con gli studenti è una prerogativa fondamentale?
    • come mantenere alta la motivazione e la partecipazione degli studenti?
    • come garantire un contatto autentico con la cultura e la lingua italiana?

Un aiuto fondamentale alle risposte alle mie domande è venuto dall’impiego delle nuove tecnologie disponibili per l’insegnamento a distanza, fra cui gli spazi virtuali coordinati e condivisi per fare gruppo e per ricreare le condizioni della classe in presenza (NYU Classes, Google drive, Voice Thread, ecc.). Questo ha naturalmente richiesto un grande sforzo per acquisirne una sufficiente padronanza in modo da rendere il loro utilizzo semplice e fluido per gli studenti. Certamente le lezioni asincrone, oltre a richiedere un grosso lavoro di preparazione del materiale, risultano, a parer mio, non completamente soddisfacenti dal punto di vista del coinvolgimento effettivo degli studenti. Fortunatamente, grazie alle prime lezioni in presenza e alla lezione settimanale in sincrono è stato comunque possibile raggiungere gli obiettivi formativi previsti e anche una generale soddisfazione sia del docente sia degli studenti.

Nel Fall 2020 tutte le lezioni sono state invece di tipo sincrono e questo è stato sicuramente un miglioramento dal punto di vista dell’efficacia della didattica, oltre al fatto che le classi avevano un numero minore di studenti. In questo caso però non avevamo avuto la possibilità di conoscere in precedenza gli studenti e quindi è stato necessario subito ricreare in remoto quell’ambiente di conoscenza reciproca e di “familiarità” che si crea nelle classi in presenza. Anche in questo caso le tecnologie a distanza sono state fondamentali. Nel frattempo ne erano state assimilate meglio le diverse funzionalità e imparato ulteriori strumenti. E’ stato così possibile ricostruire le condizioni della classe fisica in maniera soddisfacente. Da questo punto di vista e per favorire il coinvolgimento e la partecipazione, sono state molto utili le lavagne interattive, le “breakout rooms”, i giochi online interattivi e altri strumenti per favorire il coinvolgimento degli studenti. Nel complesso è stato quindi possibile ottenere risultati estremamente validi dal punto di vista didattico e anche dei rapporti interpersonali.

Per quando riguarda i contenuti essi sono ovviamente rimasti gli stessi dei corsi in presenza. La sfida è stata di adeguare il materiale alle nuove forme di insegnamento, sincrono e/o asincrono, modificando, creando e cercando sulla rete nuovi prodotti multimediali per assicurare agli studenti un contatto autentico con la lingua e la cultura italiana.

Monica Merli: Con riferimento ai contenuti, si può dire che quelli previsti dal syillabus (grammatica, lessico, abilità, competenze) sono rimasti invariati in quanto richiesti per considerare completato un livello. Lo stesso si può affermare, credo, per il grado di approfondimento degli argomenti, che varia sempre, in presenza o a distanza, in base al numero di studenti che compongono una classe e alla loro motivazione o dedizione.

Venendo al metodo, bisogna vedere che cosa si intende. Se, come si indica comunemente in glottodidattica, il metodo è un insieme di principi che coerentemente precisa regole e tecniche particolari adeguate a svolgere determinati procedimenti, allora anche in questo caso non è cambiato niente. L’essere in presenza o a distanza non può farci abbandonare le conquiste della didattica contemporanea: promuovere una didattica della scoperta; porre il discente al centro del processo di apprendimento, che significa sostenere lui o lei nell’essere artefici e responsabili del proprio percorso di acquisizione; incoraggiare l’interazione tra gli apprendenti e tra questi e il docente.

Principalmente, dunque, il passaggio dalla modalità in presenza a quella mista o a distanza ha condotto all’abbandono di alcune pratiche/tecniche e all’adozione di altre. Per esempio, per alcune attività che venivano svolte distribuendo una fotocopia e girando tra i banchi (abbinamenti parola-immagine, scelte multiple a seguito di audio o video, giochi di parole, gioco dell’oca con elementi liguistici, completamento di testi di canzoni, etc.) abbiamo dovuto trovare strumenti che ci permettessero di sfruttare la ricchezza o l’adeguatezza di un materiale tramite canali differenti. Così, ci sono venute in aiuto applicazioni e piattaforme già esistenti, pensate per la didattica a prescindere dall’essere in presenza o meno. Gran parte del nostro impegno è andata a colmare la più o meno scarsa familiarità di tutti noi con questi strumenti e queste pratiche.

Come si è sviluppato il rapporto con gli studenti online?

Monica Merli: Credo che per ciascuno di noi sia stato diverso. Per cominciare, ognuno ha il suo stile di insegnamento e una propria personalità che conduce a agire in modi diversi nella relazione con gli altri. Secondariamente, dipende anche dal tipo di classe che abbiamo avuto in sorte: una cosa è lavorare con quattro persone a distanza, nello stesso fuso orario, appartenenti a una stessa macrocultura (quella occidentale, per dire); altro è gestire una classe blended con qualche studente in presenza, altri a distanza, culture diverse; altro ancora sarebbe stato, benché non sia avvenuto questo semestre, riuscire a controllare la situazione con quindici o sedici studenti –alcuni dei quali, magari, non hanno la connessione video- da coinvolgere.

La questione delle culture diverse, soprattutto dal punto di vista della presa del turno di parola, non è di poco conto, infatti sappiamo bene già dalla classe normale come i nostri studenti asiatici siano per lo più silenziosi e non intervengano se non esplicitamente interpellati. È immaginabile come possano sentirsi disorientati quando due o tre compagni prendono la parola nello stesso momento e loro non riescono a inserirsi e partecipare nè tantomeno a capire quello che dicono gli altri.

In conclusione, insegnando completamente in sincrono e con classi piccole, diversamente da quanto è accaduto nel secondo semestre dell’anno accademico 2019-2020, non è stato difficile conoscersi bene e trovare occasioni di conversazione, così come fissare appuntamenti per incontri individuali. Si è creata, per quanto mi riguarda, un’atmosfera rilassata da piccola comunità a cui ha contribuito anche il fatto che il corso di lingua fosse stato scelto e non imposto.

Grazia Giannelli: Dopo un primo inevitabile periodo di adeguamento ai nuovi strumenti didattici, è stato possibile instaurare un ottimo rapporto con gli studenti. La condivisione della difficoltà del momento ha portato anche all’instaurarsi di reciproca empatia e di una forma di solidarietà che ha molto aiutato nella costruzione del processo formativo. Nella realizzazione di questi rapporti un aspetto fondamentale è stata la disponibilità ad avere dei dialoghi individuali per rispondere alle necessità degli studenti.

Questa esperienza cambierà l’insegnamento dell’italiano dopo il ritorno alla normalità?

Monica Merli: Secondo me, sarebbe auspicabile. L’innegabile valore del supporto degli strumenti adottati in questi mesi non può essere disperso e sprecato una volta tornati in classe, sia perché è doveroso e indispensabile capitalizzare il tempo impiegato a impararne l’uso e i materiali creati ad hoc sia perché in molti casi quegli strumenti rappresentano un valore aggiunto al processo didattico (per esempio in casi in cui si sia scelto di partire da una flipped class o nell’assegnazione di task più motivanti) e si rivolgono all’identità di nativo digitale dei nostri studenti.

Aggiunta:

Tuttavia, a partire da una conversazione con Renata su questi temi, sono affiorati ulteriori spunti di riflessione: con la didattica a distanza come sfondo, interrogandosi sullo sviluppo delle dinamiche di gruppo e sul rapporto tra studente e insegnante, sarà utile anche approfondire su come l’insegnamento a distanza intervenga sulla componente della socializzazione. Quest’ultima ha un ruolo importantissimo nell’apprendimento persino quando si svolge fuori dalla classe, ma comunque in ambito scolastico. Quanto stiamo perdendo? Quanto e come possiamo reintegrare nei nostri corsi?

Grazia Giannelli: Sicuramente l’apprendimento degli strumenti tecnologici per l’insegnamento a distanza costituisce un bagaglio conoscitivo che consentirà un miglioramento anche delle attività didattiche in presenza, consentendo nuove forme di partecipazione e di scambio di informazioni. Inoltre, la necessità di preparare nuovi contenuti adeguati alle diverse forme didattiche, ha implicato un ripensamento complessivo delle modalità di insegnamento che molto probabilmente permetterà anche un miglioramento del processo formativo in presenza, che però in ogni caso è sempre quello che, a mio parere, consente il raggiungimento dei massimi risultati formativi.

Hanno partecipato

Renata Carloni, Masters Degree in Philosophy and Post-graduate Degrees in Language Teaching and Media and Communication, is currently the Language Coordinator of Italian at New York University Florence. She supervises the contents of the Italian Language Program and the related cultural exchange initiatives. She runs regular workshops for Italian Faculty in Florence and New York and gives talks in Language Teaching Conferences. Recently designed the new Italian Language Textbook, Allora (New York University Press 2013). She teaches Italian Language through Cinema, Creative Writing and Academic Discourse. In addition to didactic materials, she has published articles on the writing process, vocabulary teaching and online learning. Her current research addresses the question of gender and its role in grammar and semantics.

Grazia Giannelli received her degree in Modern Languages and Literature from the University of Florence with a thesis on Acquisition of Syntax according to Noam Chomsky’s theories on language. She has an extensive experience in the area of teaching Italian language to non-native speakers. She has taught Italian for the Arizona University study abroad program and she has worked at the “Centro di Cultura per Stranieri” of the University of Florence covering all courses of all levels. Since 2005, she is a lecturer at NYU Florence teaching Italian language and culture including in the past “Service Learning: Community Service in Florence” in the graduate and undergraduate programs. She has published articles in the didactics of foreign languages. Her research interests include cross-cultural studies as well as the integration and incorporation of Italian life and culture into the process of language acquisition.

Monica MerliMonica Merli graduated with a laurea in modern literature, after which she began to specialize in Italian as a second language teaching, receiving DITALS certification from Università per Stranieri di Siena, an ITALS Master’s from the Università Ca’ Foscari in Venice and a Ph.D. in Linguistics from the University of Florence. Merli has taught language didactics for the Middlebury College Master’s program in Florence and she was also hired to teach foreign-language teaching in the TFA courses at the University Of Florence. At present Merli is teaching Italian language at NYU Florence and the Florence campus of Gonzaga University. Most of her contributions focus on teaching monolingual Anglo-American classes.