Nel mese di settembre 2022 si è svolta presso la galleria d’arte contemporanea Cartavetra a Firenze una residenza d’artista con evento espositivo finale che ha visto coinvolti otto studenti del mio corso di Grafica d’arte dell’Accademia di Brera. Il progetto didattico dal titolo Language eludes me è stato presentato della poeta Elisa Biagini in occasione del festival internazionale di poesia “Voci lontane, Voci sorelle” e si è sviluppato in vari incontri su Meet, negli spazi dell’accademia e della galleria dove i giovani autori hanno lavorato sulle forme possibili di relazione e comunicazione tra parola e ricerca visiva. L’idea di partenza è stata quella di confrontarsi in un dialogo a più voci, un laboratorio di idee per condividere e definire per quanto possibile il lavoro da fare discutendo insieme dei singoli lavori in fieri. Ciascun allievo attraverso la lettura delle poesie e delle brevi prose liriche di Elisa Biagini e della statunitense Grace Paley è andato alla ricerca delle corrispondenze tra il proprio vissuto emotivo e quello delle autrici, in particolare di Paley di cui ricorre il centenario dalla nascita, confrontandosi anche attraverso le suggestioni scaturite dalle parole, fornite dalla punteggiatura e/o dalle sonorità della lingua originale degli scritti. La lettura dei testi è stata fatta da ciascuno con modalità diverse: alcuni vi si sono avvicinati quasi casualmente in momenti diversi della giornata, altri in maniera veloce o al contrario con attenzione meditata, il senso e il suono delle parole colti sia dalla carta di un libro che dalle pagine web. L’approccio individuale alla lettura ha favorito approfondimenti e riflessioni personali permettendo di catalizzare una ricerca fondata sul dialogo testo/immagine e sviluppata in seguito attraverso il fare arte che è così diventato momento di relazione e crescita. Gli esiti della ricerca hanno messo in evidenza le differenze di ciascuno e come proprio attraverso la lettura dei testi poetici ci sia stata una sorta di identificazione, di comunicazione empatica con le autrici, attraverso percorsi emozionali e una trasformazione visiva, che non è traduzione letterale in immagine o accompagnamento alle parole.
Anna Zilioli ha presentato alcuni lavori tra cui un trittico scaturito dalla lettura della poesia “The flesh encounters soul” dove le parole della poeta sul proprio corpo ormai vecchio aprono ad una riflessione/accettazione interiore del tempo passato “raccolto” idealmente da Zilioli in vasi raffigurati con un registro cromatico vivido e malinconico al tempo stesso e che nelle variazioni della forma rimandano ad un cuore. Livia De Magistris ha scelto il testo on the Subway station per ideare un efficace racconto per immagini con figure e paesaggi che nascono da frammenti visivi colti negli spazi urbani della metropolitana milanese e sviluppati in un grande rotolo di carta in cui sembrano mescolarsi a voci udite casualmente nella città. Nei due grandi monotipi campeggiano invece segni tracciati come note sparse mescolandosi elegantemente a dei foglietti post-it. Martino Santori trova nel testo “Tenth Grade” il pretesto per una sorta di parallelismo o sovrapposizione con la figura del bambino che, come un inconsapevole e piccolo land artist, traccia la scritta “I was here” nella neve certificando con questo semplice atto la propria presenza/esistenza. Santori decide quindi di replicare l’atto attraverso una performance filmata (“A small act of presence”) e di lasciare un biglietto al visitatore, “rendendo l’atto di presenza un momento condiviso”. L’esperienza artistica di Francesco Gianatti in The word thrum descrive la corrispondenza tra la parola ed il muoversi delle forme naturali, i lavori proposti mettono in relazione “l’esperienza dal concetto al fenomeno, autogenerando immagini che esprimono direttamente il senso del tempo e dello spazio in cui si consumano: lo stormire del vento tra le piante che con la luce disegna lo stacco luce/ombra, lo scorrere dell’acqua che discioglie le lettere della parola “Rivers”, mentre fiamme di candele votive imprimono direttamente il loro movimento sopra superfici dorate”. Le parole in Four short pieces sono invece per Francesca Colturani simili a quelle che ricorrono nelle proprie sensazioni quotidiane, suoni densi di significati capaci di generare immagini come nei grandi fotogrammi su tessuto presentati in galleria e che sono la registrazione fisico/chimica di uno spaccato di quotidianità ordinaria. I testi di Words e For My Daughter sono stati scelti da Cristina Lonardoni per presentare due lavori realizzati con carte sciolte, sequenze di fogli con immagini monocrome, che generano una sorta di emotività sonora/flusso di coscienza, i gesti della mano registrati su frammenti di carta tonalizzata con il caffè, le carte sottili contrappunto di uno specchio nero/coscienza che disfa un equilibrio faticosamente conquistato. Meruyert Temirbekova sviluppa dal testo di Weather due cicli di immagini di paesaggi (The snow began e Non Luoghi) che sono al contempo luoghi metafisici, irreali e luoghi della memoria in grado di evocare avvenimenti e persone. I paesaggi con ferrovie e quelli immersi nella neve, sono scenari silenziosi, minimali, fuori fuoco che non mostrano o descrivono ma piuttosto suggeriscono. Luoghi che similmente alle parole di Paley “parlano di diversi momenti e avvenimenti quotidiani della vita a cui si intrecciano ricordi personali dell’autrice con la memoria collettiva della famiglia e dei luoghi vissuti”. Infine Luigi Cennamo che con il suo segno/disegno nero, oscuro, determinato, quasi arrogante nella minuzia dei dettagli delle figure, traccia invece delle storie familiari ruvide, disturbanti, cogliendo nei versi della poeta americana un’inclinazione al racconto frammentato, interrotto continuamente in una quotidianità prosaica e fine a sé stessa, buona per una metamorfosi kafkiana.
L’insieme dei lavori dei giovani autori ha il pregio e la caratteristica di spostare l’attenzione sul “cosa” e “perché” dell’arte e sui processi che la definiscono, la relazione con la parola scritta mostra ancora una volta la capacità di abolire le barriere dei linguaggi e le differenze temporali consentendo di essere artisti del proprio tempo.
Chiara Giorgetti
Autori dell’Accademia di Belle Arti di Brera
Luigi Cennamo
Francesca Colturani
Livia De Magistris
Francesco Gianatti
Cristina Lonardoni
Martino Santori
Meruyert Temirbekova
Anna Zilioli