E R B A R I O sciogliamo i nastrini sflilacciati pagine ingiallite scivolano in grembo
Metti la mano qui sotto: ecco arrivare
polveri di mattone, polverino fine
b a l c o n i d e c o l l a n o
la veduta si scuce è da qui che si apre
altrimenti traccerò il punto di fuga la linea protesa
nel mio squadro come le ringhiere le scale i ballatoi perfino
i ballatoi su cui incedo a mani libere
bloccata dai bordi in parentesi come
le capsule lanose che crocchiano ancora
attraversando l´aria e ancora
vorrei altrove abbottonare
la giacchetta del bambino più sù
scostarmi in tempo
le piante sono attaccate con lo scotch alcune staccate altre spezzettate altro non resta che
vorticando con gorghi cisposi
ancora aggrappati allo stelo caduco pur piegandosi Forse
è lì che siamo nati forse
solo qui i nostri semi aspettano
occultati come in sogno poter ritornare
magari ritornare senza farsi male senza essere mai completamente certi
polvere dei prati chiazze corrose sulla carta tracce dei flussi estremi nello stelo nelle radici
Finché il distacco non diventi
quiete, finché sempre in segreto
non si serri il fogliame, un varco
a nostra misura, la corrente dei giorni
Ci si lascia circolare, incorporei
come uccelli millenari che credono nel ritorno
come la cicerchia come una bestiola come un essere umano conserva il calore per un´estate
lungo le fibre nelle nostre radici i nervuli nei nostri steli
quel che in noi si ramifica matura come qui nell´erbario
ogni strato rivelato da un peso
per novanta estati e cede il suo calore stilla i suoi contorni qui
a c q u e d o l c i a c q u e s a l m a s t r e
come Campanula patula campanella famiglia: Campanulaceae habitat: fossi
tramite che cosa tramite
passi tracce di chi tanto
è quasi tutto qui nelle spalle nei ginocchi
nelle pieghe vanno dove sanno
i minerali la superficie fessa dei cristalli e la possibilità
d’infrangersi qui proprio qui tocchi
aghi di pino rametti antichi filari
stretti ai pendii guance lanuginose
di preghiere sul fondo volanti
frammenti dove si accumulano su quale delta
motivi di foglie organi sensitivi delle punte di fili fibre papille peluzzi
la cosa più difficile vedere
tu altrettanto
nudo
o esiste dopotutto
un mezzo una luce che si avvolge
in addensamenti sempre in qualche addensamento
un´onda che si dispiega e s’apre
come aprendosi si potesse
ma si può?
e restare a guardare le tue aperture
o comunque
immagini che abbiamo avuto il tempo di salvare
sembianze e rimembranze la luce che in noi
è stata accolta e il tempo passato per raccoglierla e a cosa bastò
la luce sul mio viso, sul tuo anni fa
adesso ci chiama
ripetuto rinnovato sui cigli delle strade nelle lande sabbiose sui prati alluvionali nelle vene delle rocce
s c h i u m a d i o l e a n d r o
sui banchi di rifiuti in fondo alle gravine nei boschi rasi sulle rive ghiaiose su argini pascoli
ammesso che oramai
il nudo si possa
vedere a occhio nudo
mentre ci spiumaccia
cosa mai pensavamo
di penetrare
oppure restare lasciar stare come
l’o r z o d e l l e s a b b i e quello che ferma i granelli di sabbia le dune
TRADUZIONE: Nicola Rainò
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