alabaster

Poesie

In Creativity by Giovanna Marmo

alabaster

Photo Credit: Alessandra Capodacqua

Anche altre zone

Non parlerò, il nome mi ha chiamato.
Non voglio che le mie parole siano
inchiostro sulla carta.

Guardo in alto per vedere il pianoforte
cadere sulla mia testa. Apro
la bocca, il velluto si gonfia.
Interrogo il palco: non sono
il mio intero, non sono la somma
delle parti. Solo piccoli segni
sulle sillabe. Gesti.

Scrivo le parole di spalle, perché voglio
siano cercate da chi mi ascolta.
Molecola del suono,
ti affido la frase per vedere il fondo.
Ascolto, ma non riconosco il respiro.

Comprata e venduta tante volte,
cammino. Il passato cammina con me.
Bene, torno a dormire.
Nel buio animale.
Nell’invisibile – dentro.

Alluminio, cenere

Sono qui per dire no,
la vostra felicità mi disgusta.
L’oscurità ha molto più spazio,
voglio un buco nel terreno:
una formica impiega una vita
per attraversare una macchia
di sole.

La luce soffoca la voce.
Questa guerra non mi pesa,
non mi pesa considerarmi morta.
Per creare l’immagine
devo tracciare una linea.
Una formula che non corrisponde
a niente.

Non accetto spazi vuoti
del pensiero,
il nastro si cancella da solo.

Metà quasi muta

Una scarpa affonda.
L’acqua scorre nella pianura
vuota, una frase si forma.

Oltre i cristalli
i tronchi fumano, odorano di carne.

Hai freddo? Freddo.
Ingoio il respiro, sposto il mio peso
chiuso dentro un albero.
I pensieri sono mani,
ma io voglio fermarti, in un racconto
che è solo. Niente più carta, solo viso,
abitante di un pianeta piccolo.

La strada gira verso il ponte,
lenta come se le venisse in mente qualcosa
in un abisso di gelo e stelle.

Cenere bianca

Ne casa ne fuori, in uno spazio limite:
sul proscenio, lei fissa il pugile
che le chiede di restare.

Il mondo viene smontato,
sparisce il tavolo. Solo dubbi,
sogni dimenticati dove si rompono sedie.

I tubi scoppiano senza motivo.

Qui, quando le luci si accederanno,
vedrai prima l’ombra di un albero e poi fantasmi
che costruiscono le mura di cartone.

Cenere bianca tra le dita.

Essere domanda

Non sento niente.
Dice che sta morendo.
E allora che muoia.

Non si è in grado di pensare
se i nostri occhi non
si staccano da occhi
che ti seguono. Non voglio
lasciarti, sono convinta che
che le pietre non sono le stesse.

Ti convocano, ti sotterrano
e vorresti proprio sapere perché.

E tutte quelle persone che
si cercano nel buio.

About the Author

Giovanna Marmo

Giovanna Marmo ha pubblicato: Poesie (Studiozeta, 1998), Fata morta (Edizioni d’if, 2006), Occhio da cui tutto ride (No Reply, 2009), La testa capovolta (Edizioni d’if 2012), Lunghe piogge (Ogopogo 2013), Oltre i titoli di coda (Aragno 2015) e il cd audio Sex in Legoland (Derive Approdi, 2002). È presente in antologie e riviste. Tradotta in francese, inglese, catalano, russo, tedesco, spagnolo. Nel 2005 ha vinto il premio Delfini. Ha partecipato a numerosi Festival e Readings di poesia in Italia e all’estero. Disegna e scrive.