Se un alieno atterrasse oggi sulla Terra, o anche se si limitasse a stazionare in aria a qualche chilometro di distanza dal suolo a osservare il comportamento sui social network degli esseri umani, si troverebbe di fronte a un fenomeno dei più curiosi.
L’alieno scoprirebbe che gli uomini contemporanei non generano più figli della loro stessa specie, bensì creature ibride mostruose, mitologiche.
I figli, o per meglio dire, i neo-minotauri sono organismi all’apparenza inoffensivi.
Hanno corpicini in tutto e per tutto umani, ma i volti sono di colore giallo saturo e hanno espressioni facciali inequivocabili. Sorridono, oppure ridono, oppure piangono, oppure mandano un bacio, ma hanno qualcosa di mostruoso nel loro essere statici, indistinguibili, riproducibili all’infinito. La dimensione del cranio può variare nelle dimensioni, le teste possono essere proporzionate, ma non è necessario. I piccoli non sembrano subire condizionamenti di tipo ambientale: a qualsiasi latitudine ci si trovi presentano le medesime fattezze. Unica variante è l’esemplare dal volto a pixel, per metà umano per metà rettangolo anamorfico, che nel suo non essere riconoscibile, è comunque riconducibile alla stessa categoria mostruosa.
L’alieno registrerebbe sul suo taccuino che gli esseri umani contemporanei mettono al mondo dei piccoli esemplari per metà homo sapiens sapiens e per metà homo emoticons.
Sorpreso, ma non sbalordito, l’alieno potrebbe compiere uno sforzo ulteriore di interpretazione e provare a riflettere sulle ragioni che spingono i genitori a partorire queste aberrazioni. Potrebbe scorgere in loro una volontà di proteggere dallo schermo che tutto cattura, l’intima natura del rampollo, ma se si trattasse di un alieno altamente evoluto potrebbe compiere un ragionamento in più e approdare a una conclusione stupefacente.
Il genitore di questo neo-minotauro soffre.
Soffre perché in fondo al suo cuore vorrebbe mostrare il figlio al vasto mare dei social.
L’alieno a questo punto sarebbe di nuovo sorpreso e dovrebbe appuntare sul suo taccuino che qualcosa sta cambiando. Gradualmente il neo-genitore comincia a mostrare sui social la creatura di spalle, poi di trequarti, poi frontale, ma sfocato.
Sembrerebbe in atto un’ulteriore trasformazione. E in effetti è proprio così.
La metamorfosi accadrà, è solo questione di tempo. Un bel giorno il neo-genitore, tirando un grande sospiro di sollievo, posterà la foto del figlio sui social network e la creatura, come un novello burattino, si tramuterà in un bambino vero.
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