On hearing poems read in English and Gaelic
In the trees gathered
beyond the window, birds
who also sing in different voices
listen as the lines and verses
rush in over rocks and pebbles;
listen to the susurration: words
wash over sand and shingle
as the tide slips out.
Ascoltando poesie lette in inglese e gaelico scozzese
Negli alberi radunati
dietro la finestra, gli uccelli
che cantano anche loro con voci differenti
ascoltano i versi e le strofe
affrettarsi fra pietre e ciottoli;
ascolta il sussurro: le parole
inondano la sabbia e i sassolini
mentre la marea scivola via.
A half-taken breath
Beyond ruined houses and a past
eroded by salt and marram grass
stretch miles of sand dunes
where as kids we hurled ourselves
into space, legs and rebel cries
suspended in the air, landing
spread-eagled in cotton shorts
and bare legs, winded but alive.
On August evenings years later
under cover of dark we returned
stumbling in and out of rabbit holes
to find the sand sun-warmed, soft
and far enough removed for us
to lie as still and silent as the sea
but for fingers finding buttons
and the racket of our hearts.
Un mezzo respiro
Oltre case in rovina e un passato
eroso dal sole e dalla macchia
una distesa di chilometri di dune
dove da bambini ci lanciavamo
nello spazio, gambe e grida ribelli
sospesi nell’aria, atterrando
a gambe aperte in pantaloncini di cotone
e gambe nude, senza fiato ma vivi.
Nelle sere d’agosto, anni dopo
sotto una coperta di buio ritornammo
incespicando dentro e fuori da tane di coniglio
per trovare la sabbia scaldata dal sole, morbida
e per noi rimossa quanto basta
per sdraiarsi immobili e zitti come il mare
tranne per le dita che trovavano i bottoni
e il frastuono dei nostri cuori.
Rain
For He [ … ] sendeth rain on the just and on the unjust …”
—Matthew 5: 45
All summer it surprised
every forecast and event,
chenille blankets on the line
as drookit as spaniels’ lugs
when thunder cracked open
the odd hopeful afternoon.
On warm nights single spies:
One. Ten seconds pause. Another
sweating in the street-lamps’ glare.
And now as wasps die off
it falls even from clear skies,
a wedding shower of sixpences.
Bare-headed, we stare upwards
searching for a hint of cloud.
Pioggia
Lui […] fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti
(Matteo 5,45)
Tutta l’estate sovvertì
ogni previsione e avvenimento,
coperte di ciniglia stese sul filo
gocciolanti come le orecchie di uno spaniel
quando il fulmine spaccava
lo strano pomeriggio speranzoso.
Nelle notti calde una sola è la spia.
Una. Dieci secondi di pausa. Un’altra
traspira nel bagliore del lampione.
E adesso che scompaiono le vespe
cade anche da cieli chiari
una pioggia di monetine al matrimonio.
Col capo scoperto, guardiamo all’insù
in cerca dell’indizio di una nuvola.
a Sunday in June
no bees in sight but listen
to the tree humming
domenica di giugno
nessun’ape in vista ma ascolta
il mormorio degli alberi.
Modern Life in Translation
—for Oksana
I think of your blue coat
and wonder how you chose
what to wear to cross border
after border, leaving behind
friends, shelves full of books,
your favourite pavement café.
On the table in front of you
a blank page lies open
beside a cooling cup of coffee
that doesn’t taste like home.
Vita moderna in traduzione
per Oksana
Ripenso al tuo cappotto blu
e mi domando com’è che scegli
cosa indossare per attraversare confine
dopo confine, lasciando indietro
amici, scaffali di libri,
il tuo bar preferito al seminterrato.
Sul tavolo davanti a te
una pagina bianca se ne sta aperta
dietro una tazza di caffè che si raffredda
e che non sa di casa.
In Transit
—EU referendum night, 2016
It’s not the campaign bus
with the slogan—which later
many couldn’t deny fast enough—
but rather the intercity coach
which takes you and your hopes
from one country to another.
Black streets, wet pavements,
the red glow of the digital clock.
When the bus pulls up for a comfort stop
you’re woken from a restless sleep.
You stumble out, no idea where you are
or even which route this bus takes.
Anonymous tarmac, a service station.
East coast? West? Is this England?
Scotland? Wales, perhaps? In the snack bar,
bleary-eyed, you ask, Where is this?
Over her array of confectionery
the woman avoids your eye.
Back in your seat, aching, bone weary,
so stiff you might never stand straight
again, you doze as the sky burns red.
In transito
—Notte del referendum UE, 2016
Non si tratta del bus della campagna
con lo slogan che più tardi
molti non riuscirono a dimenticare in fretta
ma piuttosto l’autobus intercity
che porta te e le tue speranze
da un paese all’altro.
Strade nere, asfalto bagnato
il brillare rosso dell’orologio digitale.
Quando il bus accosta per una sosta
sei svegliato da un sonno inquieto.
Incespichi all’esterno, senza sapere dove sei
né quale strada prenda questo bus.
Un asfalto anonimo, una stazione di servizio
Costa est? Ovest? Ma siamo in Inghilterra?
Scozia? Galles forse? Al bar
intorpidito chiedi, Dov’è che siamo?
Da sopra l’espositore delle paste
la donna evita di guardarti in faccia.
Ritorni al tuo posto, dolorante, stanchissimo
così indolenzito che potresti non stare più
diritto, ti appisoli mentre il cielo diventa rosso fuoco.
Rumpelstiltskin
Never argue or disagree
—Alzheimer’s Awareness
The good doctor arrived at her house uninvited
like the white-van man who persuaded her
to buy a new satellite dish, or repairs to the roof.
She phoned and told me he was at the door
Don’t let him in, I said, arguing with her, not
agreeing. He’s here, I’ll let you speak to him,
she said. I said to him, Please leave right now,
and he did, but she had to go with him
because she couldn’t remember his name.
When was this? they asked, and we had to admit
we weren’t exactly sure. But later, clearing out
the house, I found at the back of her wardrobe
a long-stitch tapestry she’d been working on,
a cushion cover of Palermo Harbour, complete
apart from two bare patches lacking wool
for a sailing boat and a few white clouds above.
The needle was still sharp. Perhaps she’d tried
to finish before opening the door, had called out—
Wait just a minute, please! as he kept knocking;
and we saw it must have been that day, that moment,
between those two stitches in the middle of a row.
Tremotino
Mai litigare o dissentire
Consapevolezza dell’Alzheimer
Il dottore buono arriva a casa di lei senza invito
come la canaglia che l’ha convinta
a comprare una parabola o a riparare il tetto.
Mi chiama e dice che lui è alla porta
Non farlo entrare, dico discutendo con lei,
dissentendo. È qui, ti ci faccio parlare
dice. Io gli dico, Per favore ora se ne vada
e lui lo fa ma lei deve andare con lui
perché non ricorda il suo nome.
Quando è successo? Chiedono e noi dobbiamo ammettere
che non ne siamo certi. Ma dopo, sgomberando
casa, ho trovato dietro al suo armadio
un arazzo a punto lungo su cui lavorava
un copri-cuscino col porto di Palermo, completo
a parte due pezzi vuoti per mancanza di lana
con una barca e alcune nuvole bianche sopra.
L’ago era ancora appuntito. Forse ha provato
a finirlo prima di aprire la porta, ha chiamato-
Un minuto perfavore! mentre lui bussava;
e capimmo che doveva essere stato quel giorno, quel momento
fra quei due punti di filo messi in fila.
No Time for Sorrow
There’s always a hole in theories somewhere if you look close enough
—Mark Twain
He arrives alone, the leafcutter bee,
and with his mandible carves out a hole,
then flies off carrying a circle, light
as leafy air he’ll use to build his nest.
Everywhere I look I see his work:
on doilies under plates of morning rolls
in the window of any baker’s shop,
in every sucked or un-sucked polo mint,
below numbered flags on golf courses
or—halfway down the Canongate—beneath
a tree, where August’s evening light projects
a spot of gold on Fergusson’s bronze head.
Much later on the train when I’m asleep
he buzzes by to claim my ticket home.
Non c’è tempo per essere tristi
Nelle teorie c’è sempre un buco da qualche parte se le guardi da vicino
Mark Twain
Arriva sola, l’ape tagliafoglia
e con le sue mandibole ritaglia un buco
poi vola via portando un cerchio, leggera
come d’aria rigogliosa che userà per farsi il nido.
Dovunque guardo vedo il suo operato:
sulle tovaglie sotto i piatti dei panini la mattina
nelle vetrine di tutti i fornai
in ogni polo succhiata o non succhiata,
sotto bandierine numerate sui capi da golf
o – a mezza strada lungo il Cannongate – sotto
un albero, dove le sere di agosto proiettano
una macchia d’oro sulla testa di bronzo di Fergusson.
Più tardi sul treno mentre dormo
mi ronza accanto per chiedermi il biglietto verso casa.
Tilt
i. Spring Equinox
Late sun lights up
the misty evening
as the old dog
makes his way home,
each hair
touched by gold.
ii. Summer Solstice
An hour before midnight
evening wears blue linen.
Trees hold on to green;
verges shimmer white—
cow parsley
and moon daisies.
The road ahead is clear
beneath an endless sky.
iii. Autumn Equinox
At dusk
we gather in
the echoes
of the day.
Inclinazione
i – Equinozio di primavera
Il tardo sole accende
la sera nebbiosa
mentre il vecchio cane
ritorna verso casa
ogni pelo
sfiorato dall’oro.
ii- Solstizio d’estate
Un’ora prima della mezzanotte
la sera si veste di lino blu.
Gli alberi afferrano il verde
gli orli brillano di bianco –
cerfoglio
e margherite.
La strada davanti è chiara
sotto un cielo infinito.
iii- Equinozio d’autunno
Al tramonto
riportiamo dentro
le eco
del giorno.
Pianissimo
Let all the world in every corner sing
—George Herbert
Despite all those conventional years as a teacher,
choir singer and minister’s wife, you always had
a slightly too bold spirit, a lack of respect for rules.
As a child you were wild to a fault, according
to the tales we heard; as an adult you’d disregard
signs which said Private, and breeze on ahead.
When first diagnosed and told by the doctor
not to drive anymore, you drove anyway until
we took your keys away. If you’d been aware,
no doubt you’d have chafed at the regulations
constraining your ‘end-of-life’, which forbade us
in the foothills of Largo Law that breezy April day
(though few, and masked) from offering up a hymn
as we buried you. Wherever you are now, you still
won’t be listening to what anyone says
but at least let there be singing.
Pianissimo
Che tutto il mondo, ovunque, canti
George Herbert
Nonostante gli anni conformisti come insegnante
cantante del coro e moglie del curato hai sempre avuto
uno spirito un po’ troppo audace e mancanza di rispetto per le regole.
Da bambina eri agitata fino all’eccesso, stando
ai racconti che ci facevano, da adulta ignoravi
i cartelli che dicevano PRIVATO e andavi avanti.
Quando ti fecero la diagnosi e il dottore ti disse
di non guidare più, tu guidasti lo stesso finché
ti portammo via le chiavi. Se te ne fossi accorta
senza dubbio avresti contestato le disposizioni
che limitavano il tuo “fine vita” e che ci impedirono,
sullle colline di Largo Low quel ventoso giorno d’aprile
(in pochi ma con la mascherina) di cantare un inno
mentre ti seppellivano. Dovunque tu sia adesso, ancora
non ascolti quel che ti dicono di fare
però almeno lì cantano tutti.
Traduzioni di. Marco Simonelli
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