Kevin
La giovane mamma,
le mani
sui fianchi come Colombina,
in piedi
accanto al tavolo
rotondo,
affollato
da una moltitudine
di parenti
di cosa hanno mangiato oggi
di occhi sulla sua gonna
drappeggiata d’argento come una tenda barocca.
quando
sfoggia i ferri del
mestiere –
pannolini,
un tappeto da gioco
arrotolato in borsa come il
sole 24 ore,
ciucci e
convenzioni
vecchie di
generazioni
vedo
un fiume di prosecco
alzarsi dai bicchieri
annacquare tutte le
ciprie
i rossetti che un tempo
si portava dietro.
il blu degli occhi
di suo figlio
quando,
di nascosto da
tutti,
mi regala un fiocco
giallo a forma di stella
abbandonato sul pavimento.
Risveglio
Ai pedi della
montagna di ghiaccio
dentro
un casale
friulano
scuri colore
della terra
pareti giallo
paglierino
il legno
gocciola
termiti.
Bianco ricamo alla finestra
confonde
luce e
rami di un albero di cachi
così
spoglio di
verde da far ripensare al
susseguirsi
delle
stagioni.
Come tutti gli stati d’animo
di una donna che
dentro una notte
puntellano
una stanza.
Al mattino
già
rinsecchiti.
Oasi
Passeri
in centro
città
cinguettano
onde
ridondanti, cerchi
concentrici che da un
epicentro invisibile
raggiungono un cielo gonfio di
niente.
In un secondo,
il mondo tutto si ferma:
autobus di
catrame,
ambulanze che
urlano a
scatolette
elettriche,
scorrere di
pollici su schermi
inconsistenti,
caldo di lampioni sul
mosaico di
foglie e pietra.
Dentro questa cappa
ogni corpo si spoglia
del tempo come
rosa
sopra le teste
aleggia
quell’armonia smaniata
cercata dappertutto,
all’infuori
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